Il convegno porrà il focus sulle nuove tecnologie e i nuovi strumenti “smart”, sui dati raccolti, sulla loro elaborazione e sul percorso dei dati dalla “pancia” degli strumenti (e degli algoritmi) fisici e virtuali al data server. Verranno esplorati temi quali le tecnologie, gli approcci e le aspettative, i nuovi sensori, l’analisi e la classificazione dei dati e le problematiche della loro raccolta, trasmissione e immagazzinamento - e così via.
Nell’era della pneumatica e dell’elettronica analogica le informazioni, misure e comandi, erano veicolate negli impianti industriali da segnali “muscolari”, mediante la modulazione di corrente, tensione, pressione. Proruppe sulla scena a fine anni 70-inizi anni 80, il “micro”, effetto dell’onda lunga originatasi con le tecnologie innovative dello sbarco sulla luna. Circuiti elettronici densi di componenti venivano sostituiti da un “chip”; persino – ma ci volle un po’ perché succedesse – nella strumentazione di campo! Per saldare le nuove tecnologie con le precedenti, senza che il retrofitting avesse impatti dirompenti, venne a galla l’idea brillante di modulare sopra il segnale muscolare, quale ad es. il 4-20mA, un’oscillazione, con cui trasmettere la banca dati dello strumento ormai digitalizzato.
HART, dalla metà degli anni ’80, fu una vera rivoluzione e pose nuove sfide. In particolare riflettere sulla natura delle informazioni e classificarle, ad esempio distinguendo dati primari, quelli “vivi”, che cambia l’operatore, da quelli secondari, quali i parametri PID del loop o del filtro cambiati dal tecnologo, da quelli terziari. Quest’ultimi, quali ad es. il costruttore, la tipologia dei morsetti, il serial number ecc., sono fissati dall’engineering e utilizzati dalla manutenzione. Sono dati con diversa destinazione ed utilizzo, anche se troppo spesso veicolati insieme senza distinzione di merito verso PLC e DCS e da questi, per una quota spesso maggioritaria, all’asset management.
Cosa c’e? di nuovo? È ora molto semplice ed economico, si pensi a IoT, trattare in modo diverso dati diversi, e portarli ad una banca dati in cloud, o equivalente, che li raccolga e li metta a disposizione sia dell’utente finale che del costruttore. Sovviene la tematica del “proven in use”, una verifica facilitata se i dati sono disponibili senza mediazioni in rete.
È l’Industria 4.0, basata sugli “Smart Instruments”. “Smart” è ormai assodato (una pervasiva digitalizzazione è un dato di fatto) e gli “Instruments” non sono più solo i sensori ed attuatori fisici in campo: sono anche quelli virtuali, e sono gli algoritmi (un PID, se sviluppato in un algoritmo software, soppianta il regolatore). Ogni contributo alla giornata di studio che tocchi uno degli aspetti della catena “dallo Strumento al Cloud”, sia sotto l’aspetto del trattamento dei dati che della loro origine ed utilizzo, è quindi benvenuto.