La situazione di stallo che caratterizza il comparto delle opere pubbliche nazionali impone con forza la semplificazione dei processi auspicata a gran voce dalle organizzazioni di settore ed in particolare dall’Associazione dei Costruttori. I rimedi che vengono proposti sono sempre più indirizzati verso un approccio teso a “semplificare” e che si traduce nel paradigma “rimettere subito mano al codice degli appalti”.
La realizzazione di un’opera pubblica dalla fase di affidamento e fino al suo collaudo attraversando gli stadi della
progettazione, costruzione, verifica e controllo tecnico contabile ed amministrativo è di per sé un processo lungo e complesso. L’anno in cui il DM 560/07 introduce l’obbligatorietà del BIM - Building Information Modeling quale metodologia di approccio alla progettazione, costruzione e gestione delle opere pubbliche, e definisce la sua progressiva introduzione a partire dalle opere di importo superiore a 100 milioni di euro con rapida e successiva estensione a tutte le opere pubbliche di qualsiasi natura ed entità, impone agli operatori di settore di confrontarsi sulle opportunità che dall’applicazione di tale metodologia potranno scaturire.
Lo scenario che si prospetta è quello del metodo collaborativo dove lo scambio di enormi quantità di dati e informazioni e la loro gestione resa possibile dalle tecnologie digitali- dovrà consentire di raggiungere livelli di
efficienza e trasparenza in tutte le fasi di realizzazione dell’opera contribuendo a garantire nella fase di esercizio e gestione livelli di sicurezza adeguati evitando il ripresentarsi dei tragici eventi che hanno contrassegnato l’ultimo periodo.
Il tema si propone di stimolare il confronto tra operatori dell’ingegneria/architettura e operatori di APR sulle
opportunità che l’introduzione di tale metodologia può apportare.